In questi giorni a Vicenza si discute quasi solo di sicurezza, dopo alcuni brutti episodi che hanno aumentato l’attenzione mediatica e l’allarme sociale. Il problema, purtroppo, non è locale: basta guardarsi intorno, non esistono più luoghi tranquilli. Persino i piccoli centri non sono immuni da fenomeni di violenza e degrado sociale.
Attenzione: non sto dicendo “mal comune, mezzo gaudio”. Proprio no: la sicurezza fa parte di quei diritti fondamentali che lo Stato deve garantire al cittadino. Ma appunto: lo Stato. Se un problema è diffuso ovunque, vuol dire che non dipende dal colore dell’amministrazione, anche perché come sappiamo i sindaci non hanno poteri di pubblica sicurezza.
Ma Roma sta fallendo nell’affrontare i nuovi problemi e le più complesse sfide di sicurezza che i cambiamenti sociali degli ultimi anni hanno accelerato e radicalizzato. Di fronte a queste sfide bisognerebbe investire di più: più risorse umane, più soldi, più tecnologia, più efficacia nella giustizia. Invece, sempre più spesso, si ripropongono ricette vecchie e si scaricano i problemi a valle, sui territori. Ma un governo nato sulla promessa – e sulla propaganda – securitaria non può ora decidere che il tema non gli interessa!