La vittoria del centrosinistra in Sardegna è importante, e interessante, per diversi motivi. Partiamo dalle competenze. I sardi prima hanno bocciato il governatore uscente di centrodestra, Solinas, supportato da Salvini, che non è stato neppure ricandidato; poi il portabandiera e fedelissimo di Meloni, Truzzu, uscito pesantemente sconfitto anche nella città di cui è sindaco, Cagliari.
Mentre dall’altra parte hanno scelto Alessandra Todde, una donna con un curriculum impressionante nei mondi dell’impresa e dell’innovazione.
La coalizione di governo, per la prima volta dalle politiche di un anno e mezzo fa, vede punita dagli elettori la propria litigiosità: con il costante scontro tra FdI e Lega che proprio in Sardegna, per la scelta del candidato, ha avuto uno dei suoi epicentri. È un segnale importante.
Così come lo è, specularmente, la vittoria del centrosinistra grazie all’alleanza tra PD e M5S attorno a una candidatura di qualità. Un dato politico a cui guardare con speranza ma anche con lucidità: il successo – di strettissima misura, per lo 0,3% – è arrivato nonostante un terzo candidato, Soru, appoggiato da Renzi e Calenda, che ha preso quasi il 9%. Cosa vuol dire? Che il fronte contrario a Meloni, Salvini e soci si conferma una volta di più maggioritario nelle preferenze degli elettori. Per me è un chiaro segnale dei cittadini ai leader del campo progressista: smettetela di litigare e parlatevi, trovate un terreno comune, costruite una proposta alternativa alla destra a partire dalle cose che ci uniscono.