Oggi la Commissione Ambiente si è spaccata (44 a 44) sul progetto di legge sul ripristino delle aree protette e della biodiversità (la Nature Restoration Law). Si tratta di una proposta ambiziosa, che traduce in pratica le intenzioni sull’ambiente su cui a parole saremmo tutti d’accordo: prescrivendo il ripristino di percentuali significative degli habitat in pericolo o compromessi entro il 2030.
I conservatori del Partito Popolare Europeo, assieme alle destre, attaccano la legge dicendo che comprometterebbe la produzione agricola in un periodo di crisi. È falso: gli obiettivi sono a livello generale, ogni stato potrebbe decidere in libertà come recuperare biodiversità e protezione della natura. Ma è evidente la linea di attacco: la campagna per le europee 2024 è già iniziata, e i conservatori useranno lo spauracchio delle politiche ambientali come freno per lo sviluppo.
La verità è un’altra: senza sostenibilità non c’è futuro. E ogni anno contiamo i danni, anche economici oltre che sociali e di vite, che il cambiamento climatico e lo sfruttamento dell’ambiente causano.
È un tema complesso: come tanti altri che hanno votato a favore della legge, sono disposto a cercare compromessi, e anzi auspico un ritorno di confronto per superare questo stallo. Ma non sono disposto a chiudere gli occhi e nascondere la testa sotto la sabbia. Il nostro futuro collettivo richiede più coraggio.