Non sorprende nessuno la candidatura del generale Vannacci nelle file della Lega, annunciata ieri da Salvini. I due si annusavano, blandivano e corteggiavano a distanza da tempo. Ma certo offre una serie di conferme, utili a fare chiarezza.
Candidando in tutte le circoscrizioni il controverso militare, salito alla ribalta per le sue posizioni razziste e omofobe e finito pure sotto indagine per azioni illecite nell’esercizio delle sue funzioni, Salvini ha definitivamente tradito l’identità originaria della Lega, la sua vocazione territoriale e autonomista. Conta ormai solo il recupero di voti estremisti, scavalcando a destra FdI e la Meloni.
La diffidenza anche ostile verso ogni forma di differenza – etnica, religiosa, di orientamento sessuale – è la nuova bandiera ideologica della Lega salviniana. Che guarda con sospetto all’inclusione, odia l’Europa, vagheggia il ritorno alla liretta. Annunciando la candidatura del generale Vannacci il 25 aprile, Salvini ha poi stracciato un altro pezzo dell’identità leghista: un partito che, fino a qualche anno fa, si era sempre definito orgogliosamente e popolarmente antifascista.
Il tempo, come si dice, mostra la verità.