Non potrò essere oggi a Vicenza, per il 25 aprile: a Strasburgo si tiene l’ultima sessione dell’Europarlamento per questa legislatura.
Ma quest’anno più che mai avrei voluto esserci, e ci sarò con il pensiero. Perché quest’anno più che mai credo sia importante manifestare con la presenza la propria testimonianza.
Il 25 aprile non è una festa divisiva: è divisiva solo per chi si ostina, 80 anni dopo, a non riconoscere le verità della Storia. Per tutti gli altri è la festa della Liberazione, in cui celebriamo la ribellione spontanea di quanti, contro la mortifera alleanza tra fascismo e nazismo, riscattarono la dignità nazionale. Spesso con la propria vita.
Ed è importante esserci quest’anno perché si moltiplicano i segnali inquietanti. Le stesse persone che definiscono il 25 aprile “divisivo” sono quelle che, oggi in ruoli di potere, mettono in atto in modo sempre più esplicito tecniche intimidatorie o censorie: contro giornalisti, scrittori, intellettuali, artisti non allineati.
Ecco perché è importante ricordare e celebrare l’essenza di questa festa: il rifiuto della tirannide, l’amore per la libertà e la democrazia.