In tanti in queste ore si stanno chiedendo la ricetta della vittoria vicentina. Specie visto che è stata l’unica soddisfazione, per il centrosinistra, in una giornata di ballottaggi davvero pesante. Dopo un primo turno certo non esaltante. Da ex sindaco di questa città, insomma da persona che Vicenza la conosce bene, posso dire questo. È chiaro che ogni partita fa storia a sé. È chiaro che qui avevamo un candidato, Giacomo Possamai, che come ho detto tante volte univa davvero molti punti di forza, dall’energia alla lungimiranza alla determinazione a portare innovazione nella propria città.
Ma tutto questo non sarebbe bastato senza un fattore che io reputo fondamentale. La scelta di mettere al centro il territorio. Evitando le sirene della politica nazionale, dei leader in processione, delle polemiche romane, per restare ancorati alla concretezza dei problemi, delle sfide, delle opportunità per Vicenza. Cioè, le cose che interessano i cittadini. In fondo, è la stessa ricetta che misi in campo io nel 2008, quando – anche allora contro un vento politico sfavorevole e contro un’avversaria sulla carta più forte – vinsi per poche centinaia di voti.
Questo è il modello da cui forse anche il PD nazionale potrebbe imparare qualcosa. Mettere al centro dell’agenda i temi che interessano ai cittadini non è populismo: è ricordarsi che siamo qui per servire il popolo, e per guidare le trasformazioni della società. Non per imporre la nostra agenda e la nostra visione del mondo.