È sempre più tragico il bilancio delle inondazioni in Emilia Romagna: 14 morti, migliaia di sfollati, intere aree isolate e miliardi di euro di danni, che hanno portato il governo a chiedere, giustamente, l’intervento dell’Europa.
Quello che resta però di questa terribile tragedia non è solo il fango che ancora riempie le strade dei comuni colpiti.
Quante di queste catastrofi dovranno ancora accadere prima che ci si decida a mettere al centro una logica della prevenzione, che punti a intervenire sulle cause di questi fenomeni drammatici?
Le conseguenze del cambiamento climatico sono certamente le prime responsabili, e dobbiamo continuare a lavorare in modo rapido e deciso, nel nostro Paese come in Europa, per rimuoverle, abbattendo emissioni e inquinamento per puntare verso un modello di sviluppo finalmente sostenibile, per l’economia e per l’ambiente.
Ma non solo. Perchè in questo caso sostenibilità significa anche cura del territorio, riduzione del consumo del suolo, un’attenzione maggiore a come e dove costruiamo, a quanto del nostro splendido territorio viene sottratto ad alberi e fiumi. E alle misure che mettiamo in campo per garantire prevenzione e sicurezza.
Il nostro è un Paese fragile, dove eventi catastrofici come quelli di questi giorni hanno provocato migliaia di morti negli ultimi decenni. Non possiamo andare avanti ignorando i segnali di allarme, per poi piangere i morti.
Prendiamoci cura della nostra Italia, di questa terra splendida, delle nostre città, così come dei nostri fiumi, dei nostri boschi. Farlo significa non solo salvare l’ambiente e il futuro, ma le vite di chi oggi vive nel nostro Paese. E a questo, davvero, non possiamo sottrarci.