Penso che tutti voi siate rimasti, come me, di stucco di fronte all’intervista del capo locale del Mis che ieri, sul Giornale di Vicenza, rivendicava la provocazione fatta contro la manifestazione che – come ogni anno – festeggia la data storica della caduta del Fascismo.
Una provocazione condita di riferimenti orribili alle violenze del Ventennio, dalle quali il portavoce del Mis non prende minimamente le distanze: anzi, si dichiara orgogliosamente “fascista” (lo dice proprio esplicitamente), e sostiene che il Fascismo non era davvero una dittatura perché godeva di “consenso amplissimo”.
E alla giusta domanda della giornalista sul problema della libertà sotto il fascismo risponde che “di per sé ‘libertà’ è una parola vuota”, e che ogni comportamento individuale contrario all’interesse superiore della Patria dovrebbe essere impedito.
Un pregio, quell’intervista agghiacciante, lo ha avuto: non cerca di nascondere il vero pensiero di questi soggetti che ora possiamo apertamente chiamare fascisti, visto che sono loro a definirsi così.
E ci dimostra che questi temi non appartengono a una discussione storica impolverata, morta e sepolta.
Se c’è chi, a destra, dice alla luce del sole queste cose, è indispensabile la reazione della società civile: a partire proprio dai partiti del centrodestra, locale e nazionale, che devono prendere in modo netto le distanze da queste affermazioni gravissime.
Viviamo tempi oscuri, se esponenti politici si sentono legittimati a uscite di questo tipo: non chiacchiere rubate ma una vera e propria intervista. Un manifesto politico neio-fascista, da combattere a schiena dritta.