C’è un nuovo problema di legalità in Italia? Nella politica? Nella pubblica amministrazione? Persino ai livelli territoriali? Le vicende degli ultimi mesi ci costringono a porci domande inquietanti. Dal Sud al Nord, coinvolgendo uno spettro politico ampio, si moltiplicano le inchieste su amministratori e politici di ogni livello. Il caso Toti, con il clamoroso arresto del presidente della regione Liguria, di centrodestra, è l’ultimo e il più eclatante. Ma il problema sembra essere diffuso.
30 anni dopo Mani Pulite, insomma, sembra che la politica abbia dimenticato quella traumatica però semplice lezione. Che quando ci si occupa della cosa pubblica lo si fa a servizio degli altri, non di se stessi. Che il compito di chi amministra è arricchire la comunità, non il proprio conto in banca o il proprio stile di vita.
Per chi ha una lunga memoria politica, come me, queste sono settimane di sofferenza. E i partiti devono interrogarsi in profondità e celermente: rivedendo i meccanismi di selezione della classe dirigente, la formazione, i sistemi di controllo anche interni. Non farlo sarebbe un nuovo tragico errore.