Si stringe, sempre più spietata, la repressione dittatoriale di Putin contro ogni forma di dissenso. O anche solo di “divergenza”. Uno degli avvocati di Navalny è stato arrestato a Mosca dalla polizia: aveva accompagnato la madre di Navalny a cercare di riavere il corpo del figlio morto.
Un altro dissidente storico russo, Oleg Orlov, è stato condannato a due anni e undici mesi di carcere per avere “screditato” le forze armate russe: aveva criticato la guerra in Ucraina. Si è presentato a ogni udienza leggendo ad alta voce Il processo di Kafka. Orlov fra l’altro nel 2009 era stato tra i vincitori (con l’associazione Memorial) del Premio Sacharov, assegnato dal Parlamento Europeo.
Dà i brividi, e suscita orrore, pensare che anche di fronte a tutto questo ci sia chi, in Italia come in Europa, continua a guardare con simpatia all’autocrate del Cremlino. Ma dà speranza che ci siano coraggiosi testimoni e voci libere che non si fanno intimidire, e a cui dobbiamo restare vicini.